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CONVERSAZIONI D'ARTE - Intervista a Mileto Benvenuti

Data
Martedì, 28 Aprile, 2020 - 11:30

 

CONVERSAZIONI D'ARTE: INTERVISTA A MILETO BENVENUTI

L'Associazione Culturale Sinopie, fondata nel 2008 da Mileto Benvenuti e Martina Gatti, si è sempre posta alla ricerca di legami e progetti condivisi con altre realtà associative: fare rete significa rafforzare il settore culturale. Tra le realtà che da più tempo collaborano con Sinopie rientra l'Associazione Culturale Incontri d'Arte, fondata da Sergio Lombardi e ora presieduta da Renato Giordano. Questa breve intervista con domande poste da Renato Giordano e le risposte date da Mileto Benvenuti, vuole essere la dimostrazione del legame instaurato tra le due realtà associative e al tempo stesso sottolineare l'importanza dell'arte e della cultura.


1. Inizio con la prima domanda che è la seguente: qual è, secondo lei, il periodo migliore della storia dell'arte e perchè?
Caro Renato non saprei definirti un "periodo migliore" in assoluto, mi sento più propenso a definire un concetto, ovvero che i momenti più significativi sono tutti quelli in cui si è guardato avanti, in cui si sono create nuove forme e nuovi linguaggi espressivi, ma soprattutto quelli in cui non si è commesso l'errore di fermarsi, limitandosi a rimpiangere il passato. È proprio questo il vero pericolo, ovvero quello di guardare a ciò che ci ha preceduto come modello ineguagliabile ed inarrivabile, perché ciò porta alla rinuncia del motore fondamentale dell’arte, ovvero la capacità di ricercare e sperimentare. Quante volte abbiamo sentito la frase “non ci sono più gli artisti di un a volta”…nulla di più errato, di più falso! Per nostra fortuna i grandi artisti appartengono ad ogni periodo storico, compreso il tanto bistrattato presente, basta avere la voglia e la capacità di cercarli, di comprenderli. Il passato quindi non deve mai costituire una zavorra, ma lo stimolo, per produrre nuove opere, e dobbiamo saper accettare che queste parlino, necessariamente, il “linguaggio artistico” del presente, fondamentale però, è che si abbia qualcosa da dire.

 

2. Chi è stato il primo artista a concepire un certo realismo pittorico a fronte dell'invadenza della pittura sacra?
Si concordo, hai usato il termine più adatto, il tema del sacro è spesso “invadente”, soprattutto lì dove forti sono le coercizioni delle culture religiose monoteistiche. Tanti, nei secoli, sono stati i tentativi di liberarsi da questi vincoli, tanti gli artisti che hanno quantomeno tentato la naturale via dell’emancipazione. Più che di un singolo artista parlerei però di un periodo, in cui questo si è in parte avverato, ed è quello che va dalla nascita dell’impressionismo fino ad arrivare all’arte astratta, passando per le avanguardie del 900. Ecco questa, a mio avviso, è la fase che in maniera più continuativa e diffusa ha saputo determinare lo scollamento tra arte e sacro, portando addirittura quest’ultimo a disconoscere le opere dell’arte contemporanea, marchiandole come “eretiche”. Quantomeno fino al celebre “incontro amichevole” voluto da Paolo VI, nel 1964 in cappella sistina, dove il colto pontefice, dinanzi ad una platea di artisti, ha saputo riallacciare un rapporto affermando: “ci siamo un po' persi di vista”, “siete andati lontani, a bere ad altre fontane“ ed ancora “ Vi abbiamo fatto tribolare, per­ché vi abbiamo imposto come canone primo la imi­tazione, a voi che siete creatori, sempre vivaci, zam­pillanti di mille idee e di mille novità”. Incontro dove, in maniera intelligente, ha avuto il coraggio di proporre un rapporto tra arte e religione in forma paritaria e non subalterna, come invece troppo spesso è avvenuto in passato; ma il pericolo è sempre in agguato e bisogna tenere alta la guardia.


Concludo con un piccolo consiglio che mi sento di dare, e che vale per tutte le epoche artistiche, ed è quello di osservare come vengono rappresentati gli animali, lì il vincolo formale tra arte e sacro, diventa nella stragrande maggioranza dei casi collaterale, permettendoci di confrontarci con la natura più libera dell’artista, scevra da condizionamenti politici e religiosi. È un piccolo escamotage che ci permette di gettare uno sguardo, oltre il velo dell’imposizione.

 

3. Conosciamo moltissimi autori di grande fama ma, aldilà di certi canali privilegiati, c'è qualche artista noto che ha grandi doti come i più famosi?

Mi fa molto piacere questa domanda, in realtà ce ne sono una miriade, il problema è che anche l’arte come tutti i campi, subisce il fascino delle mode, dei grandi nomi, la dittatura culturale di quelle che potremmo chiamare le Arti-Star. Ed in questo anche noi divulgatori-comunicatori abbiamo le nostre colpe, poiché spesso è più comodo scegliere la via più semplice, ovvero il nome di grido, il sito celebre, piuttosto che andare faticosamente a ricercare, quello meno noto ma altrettanto, se non addirittura ancor più, interessante. A tal proposito un esempio significativo, è lo scultore Giuliano Finelli, collaboratore di Bernini, col quale entra in rotta perché quest’ultimo, che definirei prendendo a prestito una celebre metafora ciclistica, un vero “cannibale”, non gli riconobbe mai i giusti meriti. Ed il povero Finelli, che largamente ha contribuito alla riuscita di alcuni capolavori, tra cui l’apollo e dafne, fu costretto a lasciare Roma, colpevole di lesa maestà. Ma a discapito del mancato riconoscimento, parlano per lui le sue opere, in attesa della maggiore considerazione che meriterebbero. Tutto questo fa però ben sperare, nel senso che ci dà la consapevolezza, che c’è ancora molto da “scoprire”.

 

4. La donna nell'arte, oltre Gentileschi, conosce qualche altra autrice di fama e mai resa nota?

Domanda davvero molto interessante. Purtroppo sappiamo che i condizionamenti sociali e religiosi, l’imprinting maschilista della società, la deplorevole cultura sessista, hanno determinato per secoli la distinzione tra professioni maschili e femminili, relegando queste ultime all’accudimento della casa e della famiglia, considerata l’unica “professione dignitosa” per una donna. A tal riguardo consiglio il Saggio di Virginia Wolf “una stanza tutta per sé”, dove si affronta il tema, in apparenza banale ma invece determinante, della mancanza per generazioni di donne, di uno spazio fisico “privato” all’interno delle abitazioni, spazio invece per lo più concesso agli uomini.

 

Detto questo una delle mie autrici predilette, non direi “mai resa nota”, ma che sicuramente non ha ancora avuto la notorietà che meriterebbe è Angelika Kauffmann. Figura colta, spirito libero, ma soprattutto, perché è di questo che stiamo parlando, straordinario talento pittorico. Per fortuna i suoi contemporanei ne ebbero sicuramente più degna considerazione, il suo funerale fu organizzato da Antonio Canova, le fu tributato l’onore di un busto al Pantheon, dove avrebbe dovuto essere sepolta, ma lei espresse la volontà di riposare accanto al marito, nella chiesa di Sant’Andrea delle fratte. Ed ovviamente, visto che me lo chiedi tu, non possiamo non rivolgere un grato pensiero alla palermitana d’adozione, Sofonisba Anguissola, che ha avuto l’indiscusso merito di saper coniugare all’espressività un po’ artefatta della maniera, una sensibilità raffinata, frutto della sua forte personalità.

 

5. Il Caravaggio gode di un grande happening ma secondo gli storici dell'arte gli apripista possono essere considerati i pittori fiamminghi?

Ogni artista, necessariamente ha un vissuto che lo influenza, e sicuramente il forte realismo di cui era permeata la pittura fiamminga così come anche la cura del dettalio di alcuni autori nostrani, penso ad esempio ai ritrattisti, hanno costituito il substrato in cui si è formato il giovane Merisi. Ma è innegabile che sia stata poi la stessa pittura di Caravaggio ad influenzare in seguito gli stessi fiamminghi e non solo. Per dare un’idea della portata rivoluzionaria della sua opera, fu così dirompente che diede vita a due distinti filoni artistici, uno che lo seguiva al limite del plagio, i caravaggisti, ed uno che lo rifuggiva, al limite dell’ossessione, i classicisti. Non mi vengono in mente altri casi in cui l’eredità artistica fu così incisiva ed al contempo divisiva.

 

6. Il Futurismo Italiano è stato considerato un periodo soltanto artistico/politico o ha anche delle valenze artistiche?

Assolitamente sì, è stato un movimento estremamente importante, che ha subito una sorta di damnatio memoriae, per le sue note connivenze politiche durante il ventennio, sorte analoga subita a tutte le realizzazioni del periodo, si pensi ad esempio ai molti contesti urbanistici ed architettonici, solo di recente oggetto di una lenta rivalutazione critica. Ma tornando al tema in questione, mi riallaccio a quanto già detto precedentemente, i periodi artistici più ricchi sono quelli che hanno saputo produrre innovazione, ed il futurismo ne è stato capace, esprimendo inoltre figure artistiche di grande rilievo. Tra questi, l’eclettico Giacomo Balla, verso il quale so che anche tu nutri una particolare passione, che ha saputo incarnare appieno una delle principali caratteristiche di un artista, ovvero la continua ricerca e sperimentazione, mai adagiandosi sugli allori, che è invece aimè la prerogativa di molti autori, nel momento in cui trovano il loro filone “vincente”, e di conseguenza più remunerativo.

 

7. Ultima domanda: essendo un ammiratore di Magritte, lo possiamo considerare un genio della pittura avendo applicato un'arte psicologica che ha coinvolto molto gli appassionati dell'arte moderna?

L'opera di Magritt, seppur conforme ad un linguaggio formale che si manterrà pressoché uguale in gran parte della sua carriera, racchiude la sua vera natura nella molteplicità di possibili interpretazioni a cui si presta. Il tutto impreziosito da una tecnica pittorica virtuosistica. Il ricercato senso di sospensione spazio temporale, della sua opera, induce ad un confronto con le possibili molteplici interpretazioni e di conseguenza, con sé stessi. La sua è quindi un’opera, la cui capacità di interazione con lo spettatore, raggiunge i massimi livelli, svelandoci quella che deve essere la vera natura di ogni opera d’arte, composta da uomini per gli uomini, e che quindi non può essere “assoluta”, ma necessariamente muta a seconda di chi la osserva e del momento storico in cui si trova. 

Caro Renato ti ringrazio per l'opportunità concessami con questa breve ed amichevole chiacchierata tra amici, e ti lascio con un caro saluto rivolto a te ed a tutti gli amici di Incontri d'Arte, con i quali sono certo ci rivedremo al più preso, passeggiando tra le vie della nostra amata Roma.
Ad maiora
Mileto

 

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